Wabi Sabi significato
La vita e l’universo in cui viviamo si fondano sull’imperfezione e sull’impermanenza di tutte le cose.
Questa è l'essenza dell'estetica giapponese e del suo pensiero fondante, il wabi-sabi.
Ci avevi mai pensato?
La modernità ci esorta ad inseguire la perfezione delle forme tanto quanto la perfezione nella vita.
Peccato però che questi standard siano lontani dalla realtà delle cose e dalla vita stessa.
Esiste la perfezione? Ammettiamolo, la risposta è no.
Esiste l'ansia di sentirsi perfetti e la rincorsa a canoni artificiali creati appositamente per desiderare l'irrealizzabile.
La perfezione nell'imperfezione è la filosofia wabi-sabi.
Osserviamo l’ideale giapponese di bellezza: non ricerca la perfezione, l’uniformità delle superfici o la simmetria delle forme.
I canoni estetici giapponesi si rifanno alla naturalezza e ci riportano al Buddhismo Zen.
Ma l'arte dell'imperfezione non riguarda solo principi estetici.
Per i giapponesi wabi-sabi è un concetto culturale, una visione del mondo che svela la natura momentanea della realtà e la possibilità di accettare
il lato effimero dell'esistenza.
Imparare ad apprezzare ciò che siamo qui e ora con tutte le nostre imperfezioni è il significato wabi sabi.
Forse stai pensando che la perfetta imperfezione ci solleva dalla responsabilità di impegnarci e diventare persone migliori, ma non è affatto così.
Una volta accettato ciò che siamo nel momento presente, la filosofia dell'imperfezione ci spinge alla scoperta della nostra unicità e ci sprona ad avanzare giorno dopo giorno verso il nostro io migliore, liberandoci da aspettative irrealistiche e canoni irrealizzabili.
“Accettiamo il nostro sé imperfetto in un mondo imperfetto per vedere la bellezza della realtà che ci circonda e renderla così ancora più bella”.
Wabi Sabi cultura - le origini
Fare la traduzione letterale del termine non è semplice, dare una definizione precisa è impossibile.
I giapponesi affermano di sperimentare il wabi-sabi nella vita quotidiana, e mettere etichette ai simboli di una lingua ricca di ambiguità e sfumature è un'operazione complessa.
L’espressione è composta da due termini distinti, usati quasi sempre insieme ma a volte usati anche indipendentemente l'uno dall'altro.
La storia ha unito i due ideogrammi che, curiosità, nascono entrambi per indicare aspetti emotivi negativi venuti meno col passare dei secoli.
Per rintracciare le origini del wabi-sabi, dobbiamo tornare al XIV secolo; il Giappone moderno è ancora in formazione e il termine wabi
inizia ad essere usato dai monaci zen per esprimere lo specifico senso di solitudine che prova chi vive isolato nella natura.
Il significato è cambiato con lo scorrere del tempo, fino ad esprimere oggi la rustica semplicità, la tranquillità e l'accettazione
positiva delle imperfezioni.
Nell'ambito del buddhismo Zen nasce anche il termine sabi e sempre con connotazione negativa.
Inizialmente sabi viene usato per indicare qualcosa che è avvizzito, marcio, sfiorito o danneggiato. Anche qui nel corso del tempo, il significato è cambiato ed oggi rappresenta il raggiungimento di un traguardo: la bellezza e la calma conquistate con l'età e con l'esperienza.
Cosa è Wabi Sabi
Il wabi - sabi è l’esatto contrario dell'ideale occidentale di bellezza.
Wabi-sabi è ciò che è minore, modesto, semplice e naturale, grezzo e imperfetto, personale e unico, risultato dello scorrere del tempo e dell'esperienza.
In Giappone wabi-sabi è una dottrina estetica e una filosofia di vita, un vero e proprio modo di interpretare l'universo.
La wabi-sabi cultura ispira pensieri e attività trasformando ogni giorno in una nuova possibilità di crescita e autorealizzazione.
Il pensiero wabi sabi si rifà ai i tre principi fondamentali – note come le tre verità universali – che ritroviamo alla base di antiche tradizioni, come nel buddhismo Zen giapponese:
- Impermanenza, in sanscrito anicca, tutto nell'universo è mobile, nulla resta uguale.
- Sofferenza, in sanscrito dukkha è la costante insoddisfazione che ogni giorno ci accompagna ogni volta che ci leghiamo a situazioni, alle cose o alle persone, inevitabilmente destinate a cambiare. Internamente è sofferenza generata dall'attaccamento ai nostri desideri.
- Vacuità, in sanscrito sunyata significa ciò che è vuoto, si riferisce alla natura delle cose e all'assenza di una propria esistenza.
Allora: nulla è perfetto, nulla è finito, nulla dura per sempre.
L'impermanenza fa parte di noi e della nostra realtà.
Se facciamo nostro questo principio comprendiamo come il wabi-sabi ci invita ad apprezzare il momento presente che stiamo vivendo in quanto unico e irripetibile, senza proiettare sull'oggi le preoccupazioni di ieri o l'incertezza del domani.
Che sia generata dall'attaccamento a fattori esterni oppure dai nostri desideri, riconoscere l'insoddisfazione è importante per comprendere la mutevolezza della realtà in cui siamo e per ridurre l'attaccamento.
Comprendiamo allora che tutte le cose sono interconnesse e che tutto esiste in quanto causa di se stesso.
Arte Wabi Sabi
La vera bellezza è ciò che rimanda direttamente all'armonia della natura e ne rispetta i canoni. La perfetta imperfezione si ribella agli stereotipi artificiali imposti dalla modernità. Come è dentro così è fuori.
Ciò che rispecchia la natura può essere solo perfetto.
Perfetto nella sua imperfezione, ovviamente.
La natura è la vera maestra del pensiero wabi - sabi.
La ceramica raku è un ottimo esempio di wabi sabi nell'arte.
Il raku è una tecnica che mantiene le superfici ruvide, dall'aspetto grezzo e imperfetto, dai colori tenui e vicini alle tonalità della natura.
Altro esempio è il kintsugi, tecnica di riparazione che utilizza oro e lacca per esaltare l'imperfezione di una ceramica rotta.
Invece di nascondere o minimizzare la frattura, l'imperfezione viene mantenuta ed esaltata da materiali preziosi.
La semplicità e la naturalezza sono racchiuse in tre principi e rappresentano le linee guida dell'arte wabi sabi:
- Kanso: è la semplicità, eliminare il superfluo per lasciare spazio all'essenziale
- Fukinsei: asimmetria e imperfezione, spontaneità e incompletezza
- Shizen: naturalezza, la vera bellezza lascia trasparire i segni del tempo e dell'esperienza
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