L'alchimia, strettamente connessa con l'ermetismo e la tradizione ermetico-alchemica,
che dal periodo alessandrino si è continuata fin sulle soglie del mondo moderno,
riguarda essenzialmente un insegnamento iniziatico esposto usando il simbolismo di
metalli e di trasmutazioni dei metalli.
L'opera di Julius Evola espone in modo sistematico, con costanti e numerosissimi
riferimenti alle fonti, la tradizione ermetico-alchemica secondo questo aspetto
essenziale. Essa si distingue nettamente da altri tentativi di interpretazione
dell'alchimia, quali quelli dello Jung e del Silberer, perché non si tratta tanto di
interpretazioni psicologiche e tanto meno psicanalitiche, ma si considerano realtà ben
più profonde, legate agli insegnamenti tradizionali e alla concezione generale del
mondo e dell'essere umano posta come base all'insieme delle dottrine esoteriche e
misteriosofiche, occidentali non meno che orientali.
L'alchimia è, dunque, in realtà, una scienza iniziatica esposta con un travestimento
chimico-metallurgico; le sostanze di cui parlavano i testi sono simboli per forze e
principî dell'ente umano o della natura assunta sub specie interioritatis e nei suoi
aspetti iperfisici. Le operazioni riguardano essenzialmente la trasformazione iniziatica
dell'essere umano. L'oro alchemico rappresenta l'essere immortale e invulnerabile,
pensato però negli stessi termini della teoria dell'immortalità condizionata: non come
una realtà data, ma come qualcosa di eccezionalmente realizzabile mediante un
procedimento segreto.
Nell'insieme, ci si trova di fronte ad una cosmologia e ad uno speciale sistema di simboli
e di tecniche. Ciò, per quel che riguarda il nucleo più autentico e essenziale della
tradizione, separato dalle scorie e dagli elementi secondari e accessori.
Fra le scorie, rientrano le speculazioni, le opere e le fatiche di coloro che, per
incomprensione, presero alla lettera i simboli e si diedero a operazioni fisiche in un più
o meno disordinato sperimentare e provare, nei termini, appunto, di una chimica allo
stato infantile e prescientifico. Ma dai veri «figli di Ermete» costoro furono chiamati
sprezzantemente «bruciatori di carbone», profani che avevano «messo a rovina» la vera
scienza.
Ma a parte l'esegesi dell'ermetismo alchemico dal punto di vista iniziatico, esso
si presenta anche come una tipica testimonianza di una delle due grandi linee
tradizionali: di quella regale, attiva e virile, opposta alla linea sacerdotale o ascetico-
contemplativa. Infatti, nell'ermetismo alchemico sta in primo piano l'istanza pratica,
operativa, il primato dell'«arte», quindi dell'azione, lo «sperimentalismo» esteso al
piano dello spirito. Era già significativa la designazione più in uso di tale disciplina:
Ars Regia, cioè arte regale.