La Metafisica del Sesso di Julius Evola riguarda la forza magica e
potentissima dell'atto sessuale, indagata attraverso lo studio dei
simboli; magia rilevata da numerose tradizioni antiche occidentali
e orientali. Il saggio è ricco di citazioni tratte da testi sacri e filosofici.
Il termine "metafisica" è considerato da Evola in un doppio senso.
Anzitutto, in quello di una ricerca del significato ultimo che hanno
l'eros e l'esperienza sessuale, significato che porta al di là di tutto
quel che è fisiologia, istinto di riproduzione, semplice carnalità
o pallida sentimentalità. In secondo luogo, una ricerca volta
a scoprire nelle forme più intense della vita erotica, ma anche
nell'amore comune, baleni di una "trascendenza", rimozioni
momentanee dei limiti della coscienza ordinaria dell'uomo e della
donna e perfino apertura sul sovrasensibile.
Assai interessante l'interpretazione del mito platonico che Evola
considera «fra quelli che alludono al passaggio dall'unità alla
dualità, dall'essere alla privazione dell'essere e della vita assoluta.
Il suo carattere distintivo e la sua importanza stanno tuttavia nel
suo applicarsi, appunto, alla dualità dei sessi per indicare il
significato segreto e l'oggetto intimo dell'eros.
Come termine particolare di una nota sequenza relativa a ciò che
veramente si cerca attraverso l'uno o l'altro scopo apparente e
illusorio della vita ordinaria, già in una Upanishad si legge: "Non
per la donna [in sé] la donna è desiderata dall'uomo, bensì per
l'atma [pel principio "tutto luce, tutto immortalità]".
Il quadro, è lo stesso.
Nel suo aspetto più profondo, l'eros incorpora un impulso a
superare le conseguenze della caduta, ad uscire dal mondo della
dualità e ripristinare lo stato primordiale. Questo è il suo
significato assoluto; questo è il mistero che si cela in ciò che spinge
l'uomo verso la donna, elementarmente, ancor prima di tutte le
condizionalità presentate dall'amore umano nelle sue infinite
varietà relative ad esseri, che non sono nemmeno uomini assoluti
e donne assolute, ma quasi sottoprodotti dell'uno e dell'altra.
Qui è dunque data la chiave di tutta la metafisica del sesso:
"Attraverso la diade, verso l'unità".
Nell'amore sessuale va riconosciuta la forma più universale nella
quale gli uomini cercano di distruggere la dualità, di superare
esistenzialmente la frontiera fra Io e non-Io, fra Io e Tu, la carne
e il sesso facendo da strumenti per un'approssimazione estatica
all'unizione. L'etimologia della parola "amore" data da un "Fedele
d'Amore" medievale, per essere fantasticata, non è meno
significativa: "La particella a significa 'senza'; mor (mors) significa
morte; riunendo, si ha 'senza morte'», cioè immortalità».
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