Pseudobiblia ovvero i libri immaginari
Come si definisce un libro che tratta di cose che ufficialmente non esistono?
E poi, siamo proprio sicuri che non esistano?
Magari i fatti sono accaduti, ma sono stati abilmente raccolti e narrati in un contesto altro per rendere reale un libro immaginario.
È l'essenza degli pseudobiblia, i libri immaginari che non esistono. Proprio così. Carta e inchiostro non bastano a rendere reale un romanzo. La pubblicazione di un libro conferisce autenticità all'opera ma la storia dell'editoria è ricca di opere letterarie celebri solo per il titolo e, forse a volte, è in parte noto il contenuto citato in qualche altro universo narrativo.
Probabilmente anche tu conosci uno pseudobiblion senza sapere che...l'opera è immaginaria.
Si dice che la verità spesso supera la fantasia, ma la costruzione di un intero universo narrativo parallelo è arte, un'astuzia propria di molti scrittori e in questo lo pseudobiblion è un espediente letterario noto sin dall'antichità.
Allora, cosa sono gli pseudobiblia? Beh molto spesso si tratta di un manoscritto fittizio citato all'interno di un altro libro.
Ecco allora titoli di opere inesistenti, di fatto immaginarie, capolavori che esistono ma solo come citazioni presenti all'interno di altri testi.
Il perchè l'autore ricorra a tale espediente è semplice: quale modo migliore per dare forma ad intricate trame magari seguendo più livelli narrativi? Si crea l'opera letteraria inventata per creare trame complesse e saghe, dare corpo e immagine ai pensieri dei protagonisti, fornire particolari sull'ambientazione per rendere verosimile la storia, oppure si tratta di un libro scritto da uno dei personaggi che poi magari diventa centrale per la narrazione. Insomma, su questa invenzione letteraria autori di ogni epoca hanno creato vere e propria saghe.
Ma davvero è tutto qui?
La forma degli pseudobiblia è ampia tanto quanto vasta può essere l'umana immaginazione.
Ci crederesti? Un libro immaginario non conosce limiti e confini.
A sistematizzare gli pseudobiblia ci ha pensato lo scrittore Lyon Sprague de Camp. Romanziere e divulgatore scientifico, lo statunitense Sprague de Camp ha dedicato allo pseudobiblium il saggio dal titolo Unwritten Classics pubblicato su The Saturday Review of Literature nel 1947. L'autore è di fatto l’inventore del termine pseudobiblion per indicare una trovata editoriale ricca e piena di immaginazione come solo l'argomento fantalibri può essere, categoria che rispolvera con acume Sebastiano Fusco in Un mito di carta. Fenomenologia degli pseudobiblia, saggio introduttivo al libro Vademecum degli stregoni di Stefano Bertelli.
Spiega Fusco “il confine tra libri concretamente reali e libri decisamente irreali non risulta così netto e definitivo come in genere si pensa. Fra i due territori, infatti, si stende una vera e propria terra di nessuno sorprendentemente vasta”.
Non solo citazioni quindi. Oltre ai libri maledetti che, spiega Sebastiano Fusco, sono tanto pericolosi per il loro contenuto da essere stati soppressi, posti al bando e spesso bruciati insieme con i loro autori e lettori, rientrano nella categoria degli pseudobiblia tutta una serie di opere con caratteristiche differenti come i libri non finiti e i testi perduti, i libri apocrifi e pseudoepigrafi, i manoscritti dimenticati e quelli non riconosciuti, poi ci sono i libri nascosti in altri libri attraverso citazione.
Ecco, Lyon Sprague de Camp per primo si è preso la briga di raggruppare tutte queste opere letterarie in un'unica categoria definita pseudobiblia. Tra questi i più misteriosi sono indubbiamente i libri mai scritti che esistono soltanto come titolo, qualche volta accompagnato da citazioni che permettono di ricostruirne parte del testo, in opere di narrativa.
Alcuni di questi titoli sono diventati testi famosissimi tanto da aver confuso generazioni di lettori che credono nella loro esistenza.
Citiamo due esempi, il più antico e il più celebre: il Libro di Thoth e il Necronomicon. Riguardo il Libro di Thoth, il primo e il più antico tra gli pseudobiblia, si narra sia stato scritto dal dio egizio Theuti e conservi tra le sue pagine incantesimi potentissimi tra cui resuscitare i morti. La fama di un testo tanto oscuro e potente ha favoleggiato in varie citazioni già nell'antichità fino a tornare in auge nel 1828, in occasione della scoperta della tomba di un mago tebano che serbava, tra gli altri preziosi che accompagnavano il defunto nell' aldilà, un papiro che cita l'opera. Il Necronomicon è invece la fortunatissima invenzione dello scrittore di Providence H. P. Lovecraft, celebre autore di racconti fantastici e horror che della sua creatura immaginaria ha fatto un vero libro di culto. La sconfinata cultura di Lovecraft ha giocato un ruolo fondamentale rendendo il libro totalmente credibile mediante riferimenti storici e dettagli su date e nomi di personaggi realmente esistiti. Attraverso un sapiente lavoro di citazione in altri racconti, usciti dalla penna di Lovecraft e non solo, l'autore ha raccontato il contenuto del libro maledetto in altri libri creando una vera e propria saga e conferendo la paternità del testo all'arabo pazzo Abdul Alhazred nel 738 d.C.
È solo finzione? Prova a chiederlo a chi ogni anno si affanna a ricercare i due titoli nelle biblioteche di tutto il mondo, capirai quanto sia ammirevole la carriera letteraria che queste opere hanno avuto e continuano ad avere.
Con le caratteristiche dello pseudobiblion nasce il Vademecum degli stregoni di Stefano Bertelli. Spiega l'autore che “niente di quanto presentato è (ahimè) materiale originale o frutto della fantasia del sottoscritto” . L'opera è il risultato di meticolosa ricerca d'epoca realizzata attingendo da verbali autentici con le confessioni estorte durante i processi per stregoneria, trattati medievali e rinascimentali, grimorii e ricettari d'epoca. Ne esce fuori una seicentina diabolica dettagliata e completa verosimilmente scritta dal Diavolo in persona, dotata di invidiabile bibliografia e da inserire nella categoria fantalibri, i libri immaginari "incredibilmente" reali.