Tornando sul tema della religione perenne, l'Autore propone cose nuove ed
espone in maniera utilmente nuova quelle già dette in altra forma.
In tutta la nostra opera abbiamo trattato della Religione perenne,
esplicitamente o implicitamente, e in relazione con le diverse religioni che
da un lato la velano, e dall’altro la fanno trasparire; e crediamo di avere fornito
un’idea omogenea e sufficiente della sophia primordiale e universale,
nonostante il modo discontinuo e sporadico di riferirci ad essa.
Ma la sophia perennis è evidentemente inesauribile e non ha limiti naturali,
anche in un’esposizione sistematica come il Vedanta; il carattere sistematico
non è del resto né un vantaggio né uno svantaggio, può essere l’uno o l’altro a
seconda del contenuto; la verità è bella in ogni sua forma.
Non vi è infatti nessuna grande dottrina che non sia un sistema, e nessuna
che si esprima in modo esclusivamente sistematico.
Essendo impossibile esaurire tutto ciò che si offre all’espressione, e giacché
la ripetizione per quanto concerne la metafisica non può essere un male – è
preferibile essere troppo chiari anziché non esserlo a sufficienza – abbiamo
ritenuto di poter riprendere le nostre tesi di sempre, sia per proporre cose che
non avevamo ancora detto, sia per esporre in maniera utilmente nuova quelle
che avevamo già detto.