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La morte di mio fratello Abele

€ 21,69€ 20,61

Categorie: Gli introvabili


Gregor Von Rezzori

E' nato nel 1914 a Cernowitz in Bucovina, allora provincia orientale dell'impero austro-ungarico. Dopo il 1919 diventa cittadino romeno. Studia a Vienna. Nel 1938 è a Berlino. Finita la guerra lavora per la radio, che trasmette in anteprima le sue Maghrebinische Geschichten (1953) (Storie di Maghrebinia, Studio Tesi, 1987). Ha inizio proprio in questi anni la sua più intensa e vivace attività di romanziere; nel 1954 esce Odipus siegt bei Stalingrad (Edipo vince a Stalingrado, Mondadori , 1964), una satira sulla placida incosciente aristocrazia berlinese negli anni del Nazismo. Ironia e virtuosismi letterari si fondono invece su Ein Hermelin in Tschernopol (1958) (Un ermellino a Cernopol, Mondadori, 1962), mentre la vena satirica di Rezzori raggiunge il suo tono più polemico nei quattro volumi Idiotenführer durch die Deutsche Gesellschaft (1962-65) (Guida per gli idioti attraverso la società tedesca). Da non dimenticare la sua incursione nel mondo del cinema in occasione del film di Louis Malle Viva Maria!, che ispira un pungente quaderno di appunti, Die Toten auf ihre Plätze (1966) (I morti al loro posto, Mondadori, 1966). Oltre a Der Tod meines Bruders Abel, pubblicato nel 1976, Rezzori ha.pubblicato: 1001 Jahr Maghrebinien (1967) (1001 anni di Maghrebinia), Neue Maghrebinische Geschichten (1972) (Nuove storie di Maghrebinia), In gehobenen Kreisen (1978) (Nelle alte sfere), Greif zur Geige. Frau Vergangenheit (1978) (Afferrare il violino. La signora Passato), Sherrytime (1978) (Il tempo dello sherry), Memoiren eines Antisemiten (1979) (Memorie di un antisemita, Longanesi, 1980).

656
14x23
9788876921582
NARRATIVA
Biblioteca
Salutato al suo apparire come uno dei grandi romanzi del secolo, La morte di mio fratello Abele mette in scena, con una selva di personaggi memorabili, la storia e lo spirito europei in uno spazio temporale che procede dalla fine della prima guerra mondiale sino agli anni '60, con un continuo andirivieni cronologico tra i grandi drammi dell'Europa, cui l'io narrante - uno sceneggiatore cinematografico che attende all'opera letteraria della propria vita - è testimone nel passato della memoria e nel presente di una miriade di appunti, di testi, di documenti, che con tormentato lavorio cerca di ridurre ad unità, trasformandoli nel grande romanzo che deve scrivere. Di questo libro, per la prima volta tradotto in italiano, Italo Alighiero Chiusano scrive: «In quest'unità, ove tutto è presente continuo, sono legittime e necessarie, senza frattura di stile, le più svariate commistioni di scritture e di ritmi: dal resoconto freddo, venato d'un umorismo spesso crudele, alla rievocazione nostalgica, che però non inclina mai a toni sentimentali, dalla "gregueria" rabelaisiana o neoespressionista, tutta tagli acri e pennellate dense, alla miniatura elaboratissima, dove ogni sillaba ha una sua millimetrica, inesorabile precisione e pregnanza che ricorda la miglior lirica. il tono generale è quello di un'aristocratica tristezza, che però ha troppo pudore per manifestarsi tale, e perciò - con un' operazione che vorrei addirittura definire etica - si butta nel giullaresco, nello scanzonato, nel carnale, nel macabro, nello squisitamente volgare».
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