Rio de Janeiro è città moderna di stile occidentale, ma è anche città tropicale, con un piede nell'Africa, l'altro in un Occidente in versione californiana. Ma con il corpo e la mente permeati di una religiosità dal carattere magico, che si esprime tanto nelle macumbe, segno di un operare ritualistico di ambigue origini, aggregante influssi della più varia provenienza, quanto nel revival del tradizionalismo etnico del Candomblé, con la sua volontà di trasferire nella terra d'America antichi padri ed antichi dèi. Salvo rendersi conto che fra questi è anche il "demone" Exu, un tempo messaggero di re, poi re lui stesso delle strade polverose, oggi signore degli incroci urbani, esperta guida nell'intricato labirinto cittadino, abile seduttore e volentieri sedotto dall'offerta rischiosa, dall'azzardo. Ed allora occorre scegliere o farsi scegliere: lasciare il sacerdote, il "padre del santo", getti i suoi dadi benedetti, conchiglie divinatorie, per stabilire a quale entità consacrare chi vuole poi sapere se qeusta intende possederlo, per condurlo lungo una vita "nel santo", o se, assetata di beni, vuole soltanto ricche offerte, perché come il suo ossesso, come questa città gioiosa e disperata, consuma nel presente la sua lunga speranza.