Robert Reininger (Linz 1869 - Vienna 1955) ha ottenuto il dottorato in
filosofia a Vienna nel 1893 con una tesi “Sulla critica di Schopenhauer
alla dottrina dell’oggetto dell’esperienza di Kant”. Ha insegnato storia
della filosofia nella capitale austriaca dal 1903, diventando ordinario
dal 1912.
Da quell’anno al 1939 è stato presidente della Società Filosofica
dell’Università di Vienna, dal 1924 membro titolare dell’Accademia
Austriaca delle Scienze e dal 1940 membro corrispondente dell’Accademia
Prussiana delle Scienze.
Si è interessato soprattutto di metafisica, epistemologia ed etica.
Nel corso della sua carriera di docente ha cercato sempre di sottolineare nelle
lezioni l’unica e sola realtà, “l’esperienza primordiale” nella quale
tutto è sempre presente, e di far comprendere la differenza rispetto al
mondo dell’“io” che, invece, siamo noi a creare attraverso la nostra
riflessione, il pensiero convenzionale e il linguaggio.
Seguendo l’esempio di Spinoza, Fichte, Schopenhauer e Nietzsche,
ha tentato di sviluppare una filosofia che solo per necessità è supportata
dalle prerogative della mente.
Per la concezione filosofica di Reininger la logica non può
derivare dal misticismo, ma il misticismo può essere un punto di partenza
o un supporto per la razionalità, come in Spinoza.
La conoscenza intellettuale è ritenuta una cosa a parte rispetto alla “sapienza” in
senso tradizionale, ma con l’aiuto dell’intuizione, di un “pensiero che
venga dal cuore”, il divario può essere colmato. Questo nuovo tipo di
“pensare” è più simile a una comprensione globale, una concezione
spontanea di ciò che è.
Nel cuore umano, secondo Reininger, sonnecchia un elemento attraverso
il quale diventano possibili esperienze metafisiche.
Viene chiamato “atomo primordiale”, “bocciolo di rosa”.
Quando questo si risveglia, la coscienza dell’Unità fondamentale è nata.
All’inizio può germogliare dolcemente come un delicato, leggero luccichio e poi,
nel corso della vita, fiorire in una “rosa profumata”; oppure in una
“esperienza primordiale”, come fosse una folgorazione, una persona può
d’un tratto diventare del tutto consapevole della sua discendenza
divina.
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