In magia e stregoneria l’impiego delle sostanze vegetali non si
limitava a una forma di erboristeria, a una specie di farmacia primitiva
e parascientifica. I sapienti d’un tempo conoscevano a fondo
(in molti casi più a fondo di noi) le virtù terapeutiche delle erbe,
dei semi, delle radici, delle varie parti di ogni specie di pianta;
sapevano come trarne rimedi adatti alla cura di ogni genere di
patologia. Ne conoscevano inoltre le virtù psicotrope ovvero,
i loro effetti non soltanto sul corpo fisico, ma anche sulla mente.
Ma non limitavano le loro cognizioni: sapevano che, al di là
degli effetti fisici di una sostanza, essa era parte di una realtà
immensamente vasta e complessa, e le sue funzioni dovevano
essere spiegate compiutamente tenendo conto di tutta l’immensa
trama di corrispondenze che avvolge, compenetra e rende
coerente il Tutto.
Da tale sapere e consapevolezza emergeva l’uso magico delle piante,
un uso ben più esteso del semplice impiego come medicinali.
Piccolo classico dell’esoterismo, apparso alla fine dell’Ottocento,
il medico e rosacroce francese Emile Gilbert per la prima volta
analizza le sostanze usate nella tradizione magica tenendo presente
l’aspetto scientifico, ma anche e soprattutto la natura “trascendente”
delle sostanze vegetali in uso presso le comunità magiche.
Nessun altro prima di Emile Gilbert aveva fatto qualcosa di simile,
e ben pochi l’hanno imitato, ancor meno con pari efficacia.
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Indice libro
- Introduzione di Sebastiano Fusco
- Droghe, profumi, essenze adoperate nelle stregonerie in diversi periodi storici
- La mandragora
- La belladonna
- Il giusquiamo
- Lo stramonio
- Le principli sostanze farmaceutiche adoperate dagli stregoni dell'antichità e del medioevo che cagionano allucinazioni e visioni momentanee
- Note esplicative
- Le piante magiche e le leggende
- Appendice 1
- Appendice 2