Pierre-Marie Sigaud nella presentazione del libro, pubblicato originariamente in
francese nella Collezione Delphica da lui diretta, scrive:
“In conformità alle sue opere precedenti Frithjof Schuon, che sappiamo essere con
René Guénon e Titus Burckhardt il più eminente rappresentante del pensiero
tradizionale, espone una dottrina che mira a ricordare all’uomo moderno la sua
natura teomorfa e a ristabilire il legame, troppo spesso interrotto, di questi con il
Cielo e la Bellezza, che lo circondano dappertutto, nella natura vergine, nelle creature
o nell’arte sacra, e le cui manifestazioni sono altrettante teofanie.
All' uomo dotato nella sua sostanza di ciò che potremmo chiamare ‘l’istinto religioso’,
si rivolge l’autore, il cui proposito – oltre alla diversità apparente degli argomenti
accostati: le prerogative dello stato umano, l’uomo nelle proiezione cosmogonica, il
gioco delle maschere, il peccato originale, la Carità, la Verità, il passaggio liberatore
ecc. – s’articola come sempre intorno alle tre nozioni fondamentali della Verità, del
Bene e del Bello. Tale è, per Frithjof Schuon, la vocazione profonda dell’uomo:
‘conoscere il Vero, volere il Bene, amare il Bello’.
L’Autore ci ricorda che, secondo una sentenza islamica: ‘Dio c’invita a partecipare
alla Sua natura – al Sommo Bene – attraverso la Virtù, nel contesto della Verità e
della Via’”.
E l’Autore conclude la sua Prefazione con queste parole:
“Anche se i nostri scritti avessero di media solo il risultato della restituzione, per
alcuni, di quella barca salvatrice che è la preghiera, dovremmo a Dio di ritenerci
profondamente soddisfatti”.