Stefan von Jankovich è un architetto che in seguito ad un incidente stradale è rimasto
senza vita, cioè “clinicamente morto”, per alcuni minuti.
La straordinaria esperienza ha lasciato in lui una traccia tanto profonda da cambiare
radicalmente la sua concezione della vita e del mondo.
Nel libro l'autore descrive minutamente la sua meravigliosa esperienza.
Come tutti coloro che hanno vissuto esperienze analoghe, anche Jankovich ha
incontrato una “luce” intensa; ha recepito come realtà fisica tutto ciò che succedeva
al suo corpo e intorno ad esso durante la morte clinica, sebbene in un altro livello di
percezione spirituale. Ed ecco alcune righe di questo affascinante “diario”: “In seguito
all’urto, sono stato catapultato fuori dall’auto e sono finito sulla strada privo di sensi,
con 18 fratture ossee. La mia esperienza di morte, probabilmente, è iniziata nel
momento in cui il mio cuore ha cessato di battere. All’inizio dello stato di morte clinica,
nel momento della separazione dal corpo, ho avvertito una progressiva dilatazione della
coscienza dell’ io. Con mio grande stupore, non trovavo la morte affatto sgradevole.
Non avevo affatto paura di morire. Era un fatto naturale, ovvio… Non avrei mai
immaginato che ci si potesse separare dalla vita tanto piacevolmente e tanto
semplicemente. Sentivo che mi stavo librando e udivo suoni meravigliosi.
Contemporaneamente, percepivo forme, movimenti e colori che armonizzavano
perfettamente coi suoni e le vibrazioni. Una pace divina e un’armonia mai come prima
percepita colmavano la mia coscienza. Ero totalmente felice e completamente privo di
problemi”.