Molte opere, in vari paesi, hanno visto la luce in questi anni sulla vita quotidiana degli antichi egizi. Scavi, anche importanti, hanno avuto luogo nella Valle del Nilo, senza tuttavia aggiungere molto – dal punto di vista essenziale – alle nostre precedenti conoscenze. Tutt’al più hanno richiesto l’ampliamento dei luoghi di conservazione dei reperti, accentuando la problematica preesistente sulla opportunità del prosieguo degli scavi quando ancora il materiale accumulatosi non sia stato debitamente studiato e pubblicato e, soprattutto, quando manchino i mezzi atti a conservare le strutture portate alla luce. Si pensi alle stupende tombe del periodo protostorico scavate da W.B. Emery a Sakkara – scavi a cui l’Autore ha preso parte – in mattoni d’argilla cotti al sole che all’epoca recavano finissime stuccature policrome raffiguranti le facciate dei palazzi e che oggi sono informi monticoli di terra che il vento del deserto disperde tra le dune. Gli enormi danni arrecati al patrimonio archeologico ed ecologico dalla costruzione della diga di Assuan sono stati focalizzati in studi specialistici. Le polemiche provocate da simili eventi concorrono a mantenere vivo l’interesse del grande pubblico verso la terra dei Faraoni. Tuttavia le acquisizioni archeologiche e quelle storico-filologiche hanno mantenuto intatta la distanza tra l’uomo moderno e l’antico egizio. Il solo modo di gettare un ponte tra i due mondi è quello di far rivivere i documenti originali in tutta la loro freschezza, trasformandoli in tasselli vivi sul grande mosaico di base degli inevitabili dati nozionistici. È questo il motivo del presente “quaderno di schizzi e di impressioni” che, su una seria impostazione di tutto il materiale documentario, intende far assaporare al lettore il sottile gusto metafisico di una civiltà così raffinata, ma pratica ed essenziale a un tempo, quale fu quella dell’antico Egitto.