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Meditazioni delle vette

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Categorie: Edizioni Mediterranee, Filosofia e Tradizionalismo, Ebook
Collana: Edizioni Mediterranee - Opere di Julius EvolaEdizioni Mediterranee - Opere di Julius Evola

Julius Evola

Julius Evola

Filosofo, pittore, poeta e scrittore, esoterista e esponente principale del Dadaismo italiano continua a leggere

2003
Luisa Bonesio
218
17x24
30 foto
9788827215111
Opere di Julius Evola
tradizione, filosofia

La predilezione di Julius Evola per le altezze spirituali e per le vertigini metafisiche del
pensiero ebbe una controparte concreta e pratica: il filosofo tradizionalista praticò negli
anni Venti e Trenta l’alpinismo più audace con scalate di sesto grado superiore e
arrampicate sui ghiacci, cosa che nel mondo della cultura lo accomuna a personaggi
come Aleister Crowley e Dino Buzzati.
Di queste sue esperienze scrisse su pubblicazioni specialistiche (La rivista mensile del
Club Alpino Italiano) e sulla stampa diretta a lettori generici (i quotidiani Il lavoro
d’Italia, Corriere Padano, Il Regime fascista, Roma), non solo trasfigurandole
magistralmente alla luce del mito, del simbolo e di una spiritualità superiore, ma anche
collegandole alla vita quotidiana, alle trasformazioni della società e ad un nuovo modo
di intendere la politica. Nella quinta edizione riveduta, corretta e ampliata di questa
antologia, apparsa per la prima volta nel 1974 con l’approvazione dell’Autore,
si troveranno 20 testi apparsi fra il 1927 e il 1942, più due del dopoguerra, quando il
filosofo era ormai immobilizzato, che permettono di annoverare Meditazioni delle vette
(che ha avuto traduzioni in spagnolo, francese e inglese) fra i «classici» della letteratura
di montagna, anche se sui generis. Questo tipo di esperienza, afferma più volte Julius
Evola, è insieme azione e contemplazione, una efficace reazione – sempre che
«l’alpinismo non equivalga a professione della montagna» (1933) – per fronteggiare
positivamente gli aspetti negativi del mondo attuale. «Nella civiltà moderna, tutto tende
a soffocare il senso eroico della vita. Tutto tende alla meccanizzazione,
all’imborghesimento, all’accomunamento regolato e prudente di esseri fatti di bisogni
e ognuno insufficiente a sé medesimo: il dèmone della metropoli pietrifica ogni vita,
sincopa ogni respiro, contamina ogni fonte» (1927). Ma andare in montagna non vuol
dire affatto «caccia all’emozione per l’emozione stessa, che provoca, specie in America,
ogni sorta di stravaganze e frenesie» (1936). Viceversa, contro ogni deleterio turismo di
massa, contro ogni banale «amore della natura» e contro ogni frivolezza snobistica,
«la montagna insegna il silenzio, disabitua dalla chiacchera, dalla parola inutile,
dalle inutili, esuberanti effusioni» (1942).
Un libro sorprendente per chi non conosce questo aspetto di un pensatore che si
riteneva confinato fra esoterismo e tradizionalismo: Meditazioni delle vette gli aprirà
nuovi orizzonti speculativi e gli farà apprezzare una prosa educativa e profonda degna
del miglior «giornalismo culturale».

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