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Il Vegliardo

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Categorie: Gli introvabili


Italo Svevo

Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste nel 1861 e, dopo un'infanzia felice, va a studiare in Baviera. Tornato a Trieste nel 1878, è costretto, per il fallimento dell' azienda paterna, a impiegarsi in una banca, dove lavorerà per vent'anni. Contemporaneamente collabora al quotidiano "L'Indipendente", legge i classici italiani e francesi, scrive alcune novelle. Nel frattempo diventa grande amico del pittore Umberto Veruda al quale si ispirerà per il personaggio di Stefano Balli in Senilità. Nel 1892 pubblica a proprie spese il suo primo romanzo, Una vita, firmandolo come Italo Svevo. Nello stesso anno rivede, dopo tanto tempo, la cugina diciottenne Livia Veneziani e se ne innamora. I due si sposano nel 1896 e l'anno successivo hanno una figlia, Letizia. Nel 1898 esce a puntate su "L'Indipendente" e poi in volume Senilità. L'anno seguente Svevo entra come socio nella ditta del suocero, produttrice di vernici sottomarine, di cui in seguito assumerà la direzione. Nel 1905 conosce lo scrittore James Joyce, professore alla Berlitz School di Trieste, ne diventa amico fraterno e da lui prende lezioni private di inglese. Durante la prima guerra mondiale, chiusa la fabbrica di vernici, studia Freud e la letteratura inglese. Nel 1919 comincia a scrivere il suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno, che verrà pubblicato nel 1923 suscitando inizialmente modesta eco, ma riscuotendo via via maggiore interesse. Lo scrittore perde la vita in un incidente stradale nel 1928.

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9788876925368
NARRATIVA
Biblioteca Universale
Filosofia

Nel 1928 Italo Svevo progettò di scrivere un "quarto romanzo", da lui stesso definito "una continuazione di Zeno", che pensava di intitolare Il vecchione o piuttosto, con ben più fondate ragioni, Il vegliardo. Di questo romanzo, che l'autore non riuscì a portare a termine, sono rimasti tra le carte sveviane la Prefazione e quattro "capitoli" (Un contratto, Il mio ozio, Le confessioni del vegliardo e Umbertino), che non è, lecito considerare in alcun modo dei racconti autonomi da aggiungere ai numerosi altri composti da Svevo. Tanto più che essi sono incentrati sul protagonista e "io narrante" Zeno Cosini e sulle sue vicende; nelle quali, accanto a vari personaggi nuovi, - e siano almeno menzionati l'Olivi figlio, Felicita e suo fratello, il Misceli e il Bigioni, il genero Valentino, il nipote Umbertino, Carlo Speyer, Renata e lo chauffeur Fortunato - ricompaiono alcune figure già note della Coscienza di Zeno, come la moglie Augusta e i figli Alfio e Antonia, e riaffiora il ricordo di Giovanni e Ada Malfenti, del cognato Guido, dell'amministratore Olivi e di Carla Gerco. È pertanto criticamente doveroso rispettare la volontà di Svevo; e poiché l'esame degli autografi attesta che egli si accinse due volte alla composizione del nuovo romanzo, che ebbe pertanto, per dirla in gergo sportivo, sue "partenze", risulta filologicamente corretto differenziare un Vegliardo "primo", costituito dalla Prefazione, da Un contratto e da Il mio ozio; e un Vegliardo "secondo", formato da Le confessioni del vegliardo e da Umbertino (cui vengono a collegarsi alcuni Frammenti e alcune Aggiunte). Come si è fatto nella presente edizione, che riproduce con la maggiore possibile esattezza gli originali manoscritti sveviani.

"La pubblicazione di questa edizione critica delle opere di Italo Svevo viene a soddisfare un'esigenza da lungo tempo sentita sia da me che dagli amici ed estimatori dell'opera di mio padre. E sono lieta che a curarla sia Bruno Maier, che oltre ad essere, a mio personale giudizio, lo studioso più accreditato di Svevo, è amico di lunga data della mia famiglia, la cui frequentazione gli ha consentito di penetrare ed assorbire lo spirito sveviano. Spero che questa edizione critica, oltre ad appagare un mio profondo desiderio, contribuisca ad una ancora più vasta conoscenza dell'arte di Italo Svevo."
Letizia Svevo Fonda Savio

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