Sono passati più di 120 anni dalla prima uscita di Le avventure di Pinocchio sul "Giornale per i bambini", e il valore simbolico universale di questo capolavoro della letteratura infantile - tradotto in duecento lingue e diffuso quanto la Bibbia - ha costituito materia di speculazione per decine e decine di saggi. La narrazione delle vicissitudini esistenziali di un essere che effettua un processo di evoluzione e di perfezionamento, passando dallo stato di burattino a quello di uomo, non poteva che essere terreno fertile di meditazioni per uno studioso attento della Scienza dello Spirito quale Marcello Carosi.
In un'ottica antroposofica, infatti, le avventure del personaggio collodiano possono essere lette come un passaggio dal corpo astrale all'anima senziente e poi all'anima cosciente per arrivare, dopo la totale purificazione dall'astrale, al Sé spirituale: un movimento verso la libertà attraverso la coscienza dell'Io. La semplice considerazione che i primi capitoli del Pinocchio furono il frutto di un parto notturno, di uno stato, quindi, che esula dall'abituale coscienza oggettiva diurna di veglia, è già di per sé la testimonianza di una stretta relazione tra sogno, sensitività, fantasia, gioco, di un percorso dall'esterno verso l'interno. Il saggio di Carosi, veramente acuto e originale, ripercorre il racconto del Lorenzini analizzandolo, alla luce degli insegnamenti steineriani, capitolo dopo capitolo, tappa dopo tappa, parola dopo parola, svelandone significati sorprendenti e sconosciuti, archetipi universali, mettendo in luce analogie e differenze con i grandi percorsi iniziatici. Alla fine del testo, per coloro i quali non hanno grande familiarità con la Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente, alcune tabelle schematiche esplicative contribuiscono a una maggiore comprensione del commento al grande capolavoro del Collodi.