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Il “Caso” Borromini

€ 17,50€ 16,63

Categorie: Edizioni Mediterranee, Arte


Giuseppe A. Spadaro

(Noto, 1934) è presente dal '74, con lo pseudonimo di Michele Protospatharo, anche nel campo delle Arti figurative. Scoperto da Aniceto Del Massa, riconosciuto da Valerio Mariani «Pittore nutrito di pensiero», ha fatto parlare di sé Mercuri, Segala, Tallarico ed altri. Come poeta invece esordì giovanissimo con Schegge di dolore edito da Gastaldi. «La poesia è per me un vizio a cui non so rinunciare!», dice di sé. Pochi anni dopo infatti pubblica in proprio La Donna con l'ermellino, di cui però, insoddisfatto strappa la maggior parte delle pagine. Nel 2013 è seguita la raccolta di versi Baccanale Privato (Edizioni Studio Tesi). Alla poesia intanto affianca una, seppur sporadica, attività di saggista. Nell'82 pubblica presentato da Giulio Cogni e Franco Piccinelli, L'immagine del Padre un minipoema in endecasillabi il cui ermetismo formale riflette l'ermetico contenuto. A dieci anni di distanza questa "biografia interiore" del Borromini e nel 2009 L'albero del bene, San Francesco teologo cataro (Edizioni Arkeios).

224
21x28
40 disegni
9788827225882
VARIA
Varia
arte, biografie

"Che cosa avviene quando un artista di oggi incontra un artista di ieri e vi scopre una personalità che lo affascina, uno stile di vita che lo colpisce un’opera che gli rivela risvolti inaspettati, delle zone d’ombra da illuminare? Avviene che l’artista di oggi si fa tanto partecipe dell’artista di ieri da identificarsi con lui, da scriverne una biografia interiore come questa, in prima persona ma non romanzata, facendo proprio il linguaggio tecnico dell’altro. È quanto è avvenuto a G. A. Spadaro nei confronti di Francesco Borromini. Il risultato è il libro che il lettore ha tra le mani, qualcosa di più delle solite biografie e dei soliti romanzi: una narrazione che ha precise basi nella realtà e all’immaginazione concede solo quel che è necessario per riempire verosimilmente i vuoti che la cronaca e la storia hanno lasciato. Francesco Borromini (Bissone, Lago di Lugano, 1599 - Roma 1667), in una crisi d’ipocondria, la mattina del 2 agosto 1667 si gettò sulla propria spada, alla maniera de gli Antichi, e morì alle cinque pomeridiane: Spadaro lo vede sul letto d’agonia mentre ripensa l’intera sua vita, dagli esordi come scalpellino alla Fabbrica di San Pietro sino a diventare uno degli architetti più famosi della Roma barocca, in perenne contrasto col Bernini.

Quest'itinerario del Borromini sul letto di morte, Spadaro ce lo presenta come una sorta di Opera al Nero alchemica, attraverso la quale, mortificando le ragioni della sua forte e schiva personalità, che gli avevano causato quella densissima ipocondria, il Borromini perviene infine a riconoscersi e identificarsi nelle imperscrutabili ragioni di Dio. La descrizione delle vicissitudini umane del Borromini è rigorosa, quella delle motivazioni di tipo simbolico-esoterico del tutto plausibile. La ricostruzione della Roma papalina, degli intrighi e rivalità nobiliari, delle gelosie fra artisti, delle guerre di religione che vi fanno da sfondo, affascinante.

"Un libro nuovo e profondo, che va oltre l’arte parlando d’arte, e rivela al lettore una personalità, quella del Borromini, mai fino ad ora ricostruita con tanta puntigliosa passione."
Gianfranco de Turris

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