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Lettere, interviste, documenti, testimonianze, inediti. Si compone così, ripartito in cinque sezioni - Carteggi, Scritti ritrovati, Rari ed eventuali, Interviste, Saggi - il libro Fuoco Segreto a cura di Andrea Scarabelli, Giovanni Sessa e Luca Siniscalco, con un saggio introduttivo di Joscelyn Godwin.

Si tratta di un volume importante, volto ad arricchire il materiale disponibile riguardante il profilo intellettuale del filosofo Julius Evola.

Una meticolosa ricerca durata anni, per ricostruire personalità e pensiero di Evola. Del filosofo e del libro, pubblicato in questi giorni per la collana Opere di Julius Evola, abbiamo parlato con Andrea Scarabelli che ringraziamo per l'intervista:

Come nasce il libro "Fuoco segreto"?

Il libro, che contiene documenti rari o del tutto inediti, epistolari e interviste, pagine di diario e scritti evoliani mai pubblicati, è il frutto di parecchi anni di ricerche compiute dai curatori tra archivi italiani e stranieri. Dopo aver messo insieme un’imponente mole di materiale, utile a far chiarezza sulla biografia intellettuale di Julius Evola, ci siamo chiesti: perché non metterlo a disposizione dei lettori e degli studiosi? La risposta a questa domanda è appunto il libro che esce finalmente in libreria, modellato sui mitici Cahiers de l’Herne ideati in Francia da Dominique De Roux (uno dei quali, dedicato a Michel Houellebecq, tradotto anche in italiano da La Nave di Teseo) e dato alle stampe in occasione dei cinquant’anni dalla scomparsa del filosofo romano.

Fuoco segreto come si colloca nel contesto de Le Opere di Julius Evola?

Pur non essendo in senso stretto un’“Opera di Julius Evola” (il diretto interessato non ha mai scritto un libro con questo nome), abbiamo pensato di proporla al direttore della collana dal momento che fa il punto su molti dei libri precedentemente ospitati – senza poi contare il fatto che la maggior parte dei materiali raccolti portano comunque la firma di Evola! Inoltre, la curatela del volume di cui stiamo parlando riprende a tutti gli effetti quella delle precedenti uscite, impostate come noto da Gianfranco de Turris, che ha inaugurato basandosi su queste premesse la collana a metà degli anni Novanta. Un ricco apparato di note, introduzioni composte da specialisti, bibliografie finali, apparati iconografici… Così andrebbero curati tutti i libri, a nostro parere.

Il filosofo è stato "programmaticamente scarsissimo di informazioni" su se stesso, dal punto di vista personale ma anche riguardo la sua attività di promotore culturale: per quale motivo? Fu una scelta?

Certamente. Si è trattato di una scelta lucida, maturata soprattutto negli anni Sessanta da parte di un uomo che ha sempre anteposto le idee agli uomini. Per questo è stato definito in più occasioni “il maestro dell’impersonalità attiva”: si è attenuto a questo principio in maniera talmente rigorosa da non parlare mai delle «mie idee», ma sempre delle «idee da me difese» o «da me riportate». In un tempo di personalismi e di ipertrofie dell’ego, Julius Evola ha scelto di agire in questo modo.

L'opera si compone di cinque sezioni, quali sono a suo parere gli aspetti più rilevanti?

Per quanto mi riguarda, sono soprattutto gli epistolari a offrire i materiali più interessanti. In particolare, le lettere dirette a Massimo Scaligero, che la disponibilità di Beniamino Melasecchi, responsabile dell’associazione che si occupa delle opere dell’antroposofo, ci ha permesso di presentare ai lettori, offrono materiale spiritualmente molto elevato. D’altronde, benché molto critico nei confronti di Rudolf Steiner, è impossibile non riconoscere come Evola considerasse Scaligero una delle poche persone cui dare “spiritualmente” del tu… E le lettere lo testimoniano – a parlare è un “altro” Evola, insomma. Ma non anticipo nulla.

Per quanto riguarda la sezione Carteggi come si è proceduto a ricostruire la rete di contatti epistolari intrattenuti da Evola in oltre mezzo secolo?

Come già detto, è stata compiuta una ricerca capillare in alcuni degli archivi contenenti materiali dei corrispondenti di Evola. Muovendo un po’ le acque, per così dire, è emersa un’imponente mole di documenti inediti. Abbiamo scelto ovviamente solo i carteggi più rilevanti, in relazione alle attività politico-culturali compiute dal diretto interessato nel più di mezzo secolo delle sue attività. Una ricerca abbastanza meticolosa, complicata dal fatto che Evola – salvo rarissimi casi, come René Guénon – era solito gettare via tutte le lettere dei propri corrispondenti, subito dopo aver risposto.

La seconda sezione ospita una serie di scritti del filosofo romano, risalenti a vari periodi della sua attività. Come è stata formulata questa raccolta? In particolare c'è materiale raro o inedito?

In realtà, tutti i documenti raggruppati in questa sezione sono rari o inediti. Alcuni – come le due voci preparate per la Treccani – non sono mai stati pubblicati, mentre altri sono usciti su periodici già introvabili a poche settimane dalla pubblicazione! Ma ci sono anche un paio di capitoli di Rivolta contro il mondo moderno espunti nella preparazione della terza e ultima edizione del capolavoro evoliano, quella attualmente in commercio appunto nelle “Opere di Julius Evola”. Ci siamo detti, anche in questo caso: perché non dare ai lettori la possibilità di accedere a questo rarissimo materiale?

Tra le "Interviste" pubblicate nella sezione dedicata, troviamo una maggioranza di interviste cui il filosofo risponde per iscritto perché "aveva timore di lasciarsi scappare qualche parola di troppo" (cit. dal libro) per quale motivo aveva tale timore? Con quali criteri avete lavorato alla selezione?

Evola non ha rilasciato molte interviste in vita sua. La maggior parte delle poche che ha concesso si assommano negli anni Sessanta e Settanta, periodo nel quale, per via della nota paralisi che lo ha colpito a seguito dell’incidente viennese del 21 gennaio 1945, non può più tenere conferenze, come invece accadeva negli anni Venti e Trenta. In questo mutato contesto, ecco che l’intervista diventa il solo mezzo per comunicare “direttamente” con i lettori, sempre più distanti in quella congiuntura esistenziale. Se preferiva la forma scritta, a mio giudizio, era per via del timore di non essere compreso. Usando alcuni concetti in senso peculiare, era timoroso che le redazioni – spesso a digiuno della sua opera e dei princìpi in essa contenuti – travisassero quanto da lui detto. Da questo punto di vista, era molto “cartesiano”. Ciò emerge appunto nelle interviste qui raccolte, scelte tra quelle meno note oppure non più ripubblicate in altri volumi, per evitare fastidiosi “doppioni”.

Nella sezione "Saggi" sono presenti testi inediti in italiano che risalgono ad epoche differenti, quali motivi hanno dettato le scelte?

Si tratta di saggi usciti in vari contesti editoriali, che affrontano il pensiero di Evola da più punti. Li abbiamo inseriti nell’ultima sezione di Fuoco Segreto per indicare alcune delle vie percorribili per giungere al cuore della visione del mondo evoliana: l’alchimia, il taoismo, la magia… Due, a mio giudizio, sono particolarmente rilevanti. Il primo è il “divertissement misteriosofico” di Jean Parvulesco, che, al netto di qualche esagerazione, rivela dettagli curiosi su una serie di esperienze compiute sotto il magistero evoliano. L’altro, invece, è il rarissimo testo firmato da Giovanni Caloggero nel 1971. Non è importante solo in quanto secondo studio organico su Evola mai pubblicato in forma autonoma (dopo il saggio di Adriano Romualdi del ’68), ma anche perché è stato revisionato da Evola in persona prima della sua pubblicazione. Nel volume abbiamo pubblicato l’anastatica delle bozze, trasmesse dall’autore, contenenti parecchi interventi – molto abbondanti – di Evola stesso. Una chicca bibliografica, ora finalmente a disposizione degli studiosi.

Nella nota del curatore si parla di una sorta di "leggenda nera" o pregiudizio che affligge il filosofo, può spiegarci meglio?

È il pregiudizio attuato da quanti, per pigrizia intellettuale o opportunismo, nell’incapacità di maneggiare le molte materie dell’opera evoliana, lo inchiodano alla sola dimensione politica, attribuendogli tutte le ipoteche di solito proiettate in modo sommario alle categorie novecentesche. Personalmente, sono convinto che le cose stiano cambiando, in sincrono con un certo disincanto legato a categorie oggi sempre meno in grado di interpretare il presente: l’antifascismo in assenza di fascismo, l’anticomunismo in assenza di comunismo… Tic e tabù sempre più antiquati, di tanto in tanto rianimati nella speranza – vana – di scuotere il sonnecchiante pubblico italiano. Ma l’atmosfera non è più la stessa: ebbene, in questo contesto, l’opera di Julius Evola viene sempre più letta senza paraocchi, in ambienti trasversali. Ciò è stato possibile in larga parte grazie alla operazione culturale svolta dalla collana che ospita Fuoco segreto. Il libro di cui stiamo parlando si muove nella stessa direzione – ed è ragione di orgoglio vederlo apparire proprio in questa collana.

 

filosofia, Julius Evola

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